Sabato mattina accompagnato da Francesco decidiamo di provare la via del Canalino Nord del Terminillo, una linea salita per la prima volta da Lamberto Brucchietti, E. Diletti, S. Marinelli e R. Marinelli nell’estate del 1968.
La via è considerata da molti come la più difficile e tecnica tra le classiche della montagna più alta dei Monti Reatini.
Partiti dal rifugio Angelo Sebastiani, costeggiamo la parete NE del Monte Terminillo oltrepassando le principali vie di salita invernali: Venditelli/Casoli, Canalone centrale, Brucchietti, Orsacchiotta e Canalino che non c’è.
Raggiunta la sella nei pressi delle Scangive, superiamo la storica Chiaretti/Pietrostefani e traversiamo il ripido pendio fino a raggiungere il largo Canalone Nord che risaliamo per circa 100m fino all’attacco della variante del Canalino Nord (il traverso della via originale si trova poco più avanti). L’ambiente offerto da questa zona del Terminillo è decisamente più cupo, freddo e selvaggio rispetto al più conosciuto e frequentato versante Nord Est.
Arrivati all’attacco del Canalino, decidiamo di salire il primo salto verticale, il ghiaccio sembra buono e sufficiente per rendere l’ascesa piacevole, scalo la prima colata (20 metri circa) sui 90 gradi, fino a raggiungere un cambio di pendenza sui 50 gradi, inserisco una vite da ghiaccio da 9cm, mi riposo un pò e procedo agile fino alla prima sosta su spit. La progressione è davvero rapida, per tutto il tempo della scalata la paura corre parallela con me, a tenerla sotto controllo l’esperienza maturata nel parco giochi di ghiaccio di Lillaz.
Recuperato Francesco mi preparo ad affrontare il secondo tiro di corda, dalla sosta seguo un piccolo camino sulla destra per 10 metri circa (75/80 gradi) quindi mi sposto sulla sinistra portandomi all’interno di un canalino che seguo fino ad uscire su un largo pendio (50 gradi circa), la sosta è sulla sinistra (spit + vecchia corda).
Per il terzo tiro di corda parte Francesco, il pendio è decisamente più dolce con passi a 50/60 gradi, il paesaggio intorno a noi è incredibile; risaliamo il largo pendio innevato fino a raggiungere la cresta adiacente all’uscita della via Chiaretti/Pietrostefani.
Da qui, dopo una breve pausa, torniamo al rifugio Angelo Sebastiani per impegnarci a rimettere in corpo tutte le energie consumate.