Sabato 4 Ottobre, ore 8:00, io e il mio amico Adorjan ci apprestiamo a percorrere una delle escursioni più impervie dei monti della Laga, con i sui 1.295m la traccia propone panoramiche ed elementi davvero unici nel loro genere, prima tra tutti la bellezza della cascata delle scalette.
Il territorio rientra all’interno del parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, la catena corre lungo il confine tra l’Abruzzo, le Marche e il Lazio a cavallo tra le province di L’Aquila, Teramo, Ascoli Piceno e Rieti, per la lunghezza complessiva di 24 km.
La nostra avventura parte dalla chiesa di S.Martino, ultimo piccolo nucleo abitato attuale posto ai piedi della dorsale principale della Laga, nei pressi di Amatrice. Dall’antico santuario si segue il sentiero n.300 fino ad arrivare al fosso S. Martino, da qui si procede sempre seguendo le scarse, in alcuni tratti inesistenti, tracce fino ad un tratto molto erboso, colle piano, posto ai piedi del m.te Doro. Da qui in poi si punta verso Nord cercando di superare massi di roccia e alti ciuffi di erba, la sensazione è quella di andare in completa esplorazione, senza un vero tracciato. Guadagnato qualche metro si avrà una spettacolare vista sulla cascata con i suoi innumerevoli salti. Procediamo in direzione della cima, risalendo il fosso piè di Lepre, in lontananza, alle nostre spalle, il lago di Campotosto.
Il pendio è molto ripido e a tratti scivoloso, facendo attenzione si intravede qualche vago segnale. Con non poca difficoltà riusciamo a salire la vallata e raggiungiamo finalmente Cima Lepri (2.445m). Dalla cima intravediamo, nascoste dalla nebbia, le vette del Pizzo di Sevo, Pizzo di Moscio e Gorzano. In giornate migliori è sicuramente visibile buona parte del massiccio del Gran Sasso, i Sibillini e più in lontananza, il gruppo del Terminillo. A causa di un discreto vento, decidiamo di fare giusto un paio di scatti e di riscendere rapidamente seguendo la lunga cresta del Peschio Palombo, una via molto panoramica e ripida. Qui il sentiero è leggermente più visibile e procedendo prima nel versante destro e più in basso a sinistra si raggiunge colle S. Giovanni, da qui tagliamo dritti per dritti, nel pessimo pendio erboso, fino a raggiungere lo sterrato, percorso all’andata.